mercoledì 8 agosto 2007

Sincronicity

Oggi ho esplorato le mille variazioni del nulla.
Mi sono sdraiato sul letto.
Le ho viste.
Le ho ascoltate.
Ho puntato un angolo insignificante della mia mente e ho cercato di non distogliere lo sguardo.
Ho soffocato a forza ogni forma di ribellione, di azione e di pensiero.
E ho cercato di mettermi nella condizione di non attribuire al tempo significato alcuno relazionato a me setsso e all'uomo, di percepirlo per quello che è in senso assoluto.
Non un frammento di un'eternità.
Non l'inesorabile incombere del nostro ultimo sonno.
Nè un luogo sede di eventi a cui siamo chiamati necessariamente a partecipare.
Ma puro e semplice vuoto.
Assenza.
Vero, autentico niente.
Non sta scorrendo. Non sta passando.
E' un caso che ci siamo finiti dentro.
E non è legge che dobbiamo esserne schiavi.
Per un lunghissimo istante mi è sembrato di capirlo.
Il tempo.

Devono essere gli effetti di ascolti troppo ripetuti di "Plight and Premonition" di David Sylvian e Holgen Czukay.

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