martedì 14 agosto 2007

Homo limpius

Trasformato, irriconoscibile, l'ombra di sè stesso.
Oggi mi sono svegliato così.
E' esattamente sei ore che il vostro affezionatissimo insapona, striglia, risciaqua.
Insomma, lava.
Accanito nel dimostrare a sè stesso e al mondo che decine di case histories della Procter&Gamble non sono state scritte solo per far illudere speranzosi futuri colletti inamidati di teorie di marketing, Brivido spende la vigilia di ferragosto tra scopettoni, rastrelli e la bellezza di dodici (d-o-d-i-c-i, 12, XII) prodotti per la detersione di pavimenti (piastrelle o marmo?), rubinetti, posate, piatti, casseruole, mobili graffiabili, non graffiabili, sanitari, cesso, superfici riflettenti.
Lo conoscevano come uno a suo agio nello sporco.
Ebbene, niente paura, continuo a restarlo.
Credo che si tratti semplicemente dell'ennesimo segno di disconnessione, follia, radicamento alle cose, forse perfino responsabilità.
Ma ecco, era tanto che non percepivo una vocazione così intensa e vera.
Mi sento Uomo finalmente.
Giuro. E' la nuova droga. Io non mi fermo più.
Detergere. Pulire. I want more.

Colonna sonora: Devo "Mongoloid".


P.s. Peccato non decidersi ad applicare il medesimo entusiasmo nei confronti del proprio corpo.
Va beh. Sarebbe chiedere troppo.

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domenica 12 agosto 2007

Ho paura del buio


La paura non si spiega. Sarebbe troppo facile.
Si sa solo che con un grandangolo deforme e una pellicola mostruosamente contrastata ogni esistenza è un potenziale incubo.
La paura è droga. Inebria, ottunde, sopraffa'.
E nei rari momenti di lucidità scova quello che siamo, e non ricordiamo.
C'è bisogno di non dormire la notte, di sudori freddi cigolii sinistri.
Più brividi a questo mondo.

"Gli invasati" di Robert Wise (1963).
Vedi e rivedi.

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Broken statues

Su consiglio del Vongolazzo, nel pomeriggio di una domenica di sole cuore e ammmore, perdizione tra i ricordi pietrificati del Cimitero Monumentale di Torino.
Ormai alla deriva in una Torino stregata, un richiamo alla luce giunge da una maestosa dimora sperduta tra le colline torinesi.
Le noti di un pianoforte suonano sole sulla città rassegnata allo stupore di una dimensione di piacevole perdizione.
Sembra un film, eh.
Sembra.

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