martedì 29 maggio 2007

Some of these days

Sono emozionato, sento il mio corpo come una macchina in riposo. Io sì che ho avuto vere avventure. [...] Ho traversato i mari, mi sono lasciato dietro città, ho risalito fiumi, oppure mi sono addentrato in foreste, e sempre andavo verso altre città. Ho avuto delle donne, mi sono battuto con dei tipi, e mai sono potuto ritornare indietro, così come un disco non può girare al rovescio. E dove mi conduceva tutto questo? A questo minuto, a questo sedile, in questa bolla di luce tutta ronzante di musica.

And when you leave me

Jean Paul Sartre "La Nausea"

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Vai col vento

Il vento, a Torino. E' talmente raro. Ne approfitto per fingermi in un altrove.
In una città libera dalla sua confortevole uniformità.
Il vento porta la luce. E la luce le forme. E queste l'identità unica di ogni singola composizioni di linee e volumi, di acciaio e vetro, di carne e peli.
Vedo che però a guadagnarci prima di tutto sono le nuvole. Quagliate in una materia densa di sostanza onirica pascolano basse i cieli della città, mai così spaziosi prima d'ora, ed entrano fino nei marciapiedi, nelle abitazioni, nei volti delle persone, accolte da un generoso specchio-riflesso.
Potenti fasci di luce sfondano i tetti e le finestre. Si scagliano sulle pareti dei palazzi e sulle rughe degli abitanti. Su entrambe ne ricalcano le geometrie, nobilitano gli anni trascorsi come arte del creato, come disegni e sculture opere di di un destino demiurgico.
E' diverso da quando, come ogni giorno, pigro, stanco, svogliato, le fasi della giornata si distinguono solo per il "volume della luminosità". Come se qualcuno laggiù agisse con un telecomando sull'abat-jour del salotto prima di addormentarsi.
Il giorno e la notte sono ora precisi stati emotivi. Luce e calore si traducono in energia cinetica.
Gli affaccendati non se ne accorgono. Ma si stanno muovendo a velocità parossistica, spinti da un euforico soffio vitale.
Sorpresa. Posso distinguere il volto di ogni persona che incontro.
E' solcato da un sentimento ben distinto che ne rappresenta tutta l'esistenza, scolpito nella massa plastica di quella smorfia che li precede da sempre, dalla culla alla tomba.
La notte è signora e madre. Accoglie i pesanti corpi spossati con un manto soffice.
Ogni piccolo uomo è solo tra le coperte, felice di esserlo.
Dopo aver strappato il velo per un solo istante.
E ritrovato tutta la definizione del proprio destino.
Ripulito dai dubbi e dai misteri da un colpo di vento rivelatore.
Bastava poco?
Ma questo non è poco.
Affatto.

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