Li ha descritti meravigliosamente Tommaso su Kronic.
http://www.kronic.it/artGet.aspx?aID=2&sID=14869
Aggiungerei che possiedono il coreggio esplorativo davis-iano per testare ogni possibilità di elasticizzare il suono verso forme impensabili, di tenderlo fino allo spasmo fino a renderlo insostenibile.
Da vecchia volpe ci trovo qualcosa degli Orbital (ma lo potrei trovare in tutta la techno "emozionale"), ciò non toglie che questi The Field suonino come l'amplesso collettivo di tutte le macchine accese in questo mondo 2.0.
Non invento nulla, ne straparlano già tutti.
Ma perdio mettetevi a mollo in questa placenta sonora.
martedì 22 maggio 2007
The Field of gold
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