sabato 9 giugno 2007

Deformazione facciale

Il pubblico in sala mi fa notare che erano mesi che non raccontavo della mia vita con tanta gioia e leggerezza.
Voglio dire. Del fatto di essermi spaccato la faccia rovinosamente contro una colata di asfalto.
Ciò dovrebbe farmi pensare. Non so a cosa, ma penso che sia sicuramente un segnale che gli impulsi positivi mi giungono al cervello dalle fonti più improbabili.
Ciò in effetti offrirebbe una spiegazione fisiologia a molte cose.
Intanto mi concentro sulla mia avventura di questi giorni.
Siamo partiti da un quadro disastroso. Un volto tumefatto, grottesco, macchiettistico.
Lo abbiamo lasciato fermentare alcuni giorni sotto uno spesso strato di vuoto, in una dimensione fatta di assenza e impalpabilità.
Dalle macerie è nata la ricostruzione. Sospetto per lo più notturna.
Come già avvenuto in passato, trovo la ricostruzione dei tessuti un vero miracolo.
E non è vero che è un lavoro costante e meticoloso. Perchè al contrario lo percepisci da un momento all'altro. Tac. E' sorta l'alba su quelle rovine fumanti.
E dal disastro rinasce la speranza per un futuro di apollineo splendore. Seee.
Boia 'ste piastrine. Fossimo tutti bravi come loro.

ps Il mio volto si sta coprendo di peli. Mi compiaccio dell'improbabile trasandatezza della mia nuova faccia. Mi rappresenta appieno.

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