lunedì 4 giugno 2007

Dune

Credo di aver dormito questa notte con gli occhi aperti. Ben aperti. Guardavano dentro me stesso, come fossero sintonizzati su Discovery Channel.
Il panorama è quello di un interminabile deserto rosso, una pianura sconfinata di sabbia e silenzio che si estende per chilometri oltre il mio sguardo.
Come se il tempo avesse eroso ogni traccia di civilità emotiva nella mia mente, cerco la soluzione ai conflitti nell'assenza di rilievi a asperità, nella mummificazione dei pensieri.
Lontano dall'assillo e dall'urgenza della storia, l'aridità di questa eternità costante è un tremendo rifugio.
Non so se questo sia il passato o il futuro, ciò che ha preceduto o quello che verrà.
Ma mi rendo conto che con il prosciugamento del superfluo, la combustione di ricordi e aspettative, l'essiccazione e la fossilizzazione di quello che sono stato fino ad oggi, potrò forse trovare il buio pacificatore di un sonno finalmente profondo.
Per riaprire quegli occhi, solo quando su tanta brulla desolazione non si decideranno a calare le prime pioggie.

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